Descrizione
L’Aquila Cieca è il mio secondo romanzo. Se era difficile incasellare Emmerich in un genere, anche per L’Aquila Cieca una singola definizione rischia di rivelarsi un vestito molto stretto. Quello del thriller può essere certamente il genere più vicino al contenuto, ma se di thriller vogliamo parlare, è semmai perché tra le pieghe della trama, nel corso dello svolgimento, finiscono per avere un ruolo sempre più centrale alcuni aspetti misteriosi di una vicenda di vecchia data e le ripercussioni di quella sul presente.
La scena iniziale del romanzo è ambientata in un ristorante georgiano di Berlino (il cui nome è Il Cerchio di Gesso del Caucaso: come l’omonimo dramma di Bertolt Brecht) in cui la protagonista, Silvana Salieri, si è recata per poter visionare con attenzione due disegni incorniciati che campeggiano su di una parete del locale. Il motivo dell’interesse di Silvana per quei disegni è il fatto che essi raffigurano due situazioni descritte nel diario di Jean: un investigatore inquadrato nella Grande Armée di Napoleone Bonaparte che ha redatto un accurato resoconto di un’indagine condotta durante la campagna di Russia del 1812. A quel diario Silvana ha lavorato nel ruolo di curatrice per conto della Janua Editions: la casa editrice di Parigi che ha pubblicato il diaro di Jean in una collana di testi storici dedicati a Bonaparte. Ma proprio mentre Silvana, in quella fredda sera d’autunno, da un tavolino de Il Cerchio di Gesso del Caucaso sta chattando con Paul, l’editor della Janua, tra i follower del suo account di Twitter si affaccia un fantomatico TilTuesday che nel giro di qualche ora, seminando strani indizi e allusioni criptate e segnalando sorprendenti coincidenze, aprirà scenari completamente nuovi e imprevisti sul significato del diario di Jean e sulle ragioni delle ricerche di Silvana. L’Aquila Cieca è in realtà il primo romanzo di una serie e su questo sito sarà pubblicato il sequel (che ha già un titolo: Fugazi) nell’anno 2021.