Il ‘gioco della sedia’ che si è svolto al palazzo presidenziale di Ankara durante la visita ufficiale dei massimi vertici dell’Unione Europea non sembra proprio una involontaria gaffe protocollare…
I fatti stanno così: martedì 6 aprile i due più alti rappresentanti dell’Unione Europea, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Charles Michel, si sono recati in Turchia per incontrare il presidente Recep Tayyip Erdogan. L’agenda era fitta di temi caldissimi, come si può immaginare, ma è certamente una pesantissima gaffe protocollare occorsa durante la visita ad aver subito occupato le cronache. Nella sala prescelta per lo svolgimento dell’incontro, in posizione preminente in prossimità delle bandiere delle entità rappresentate, erano state disposte soltanto due poltrone sulle quali, al termine delle foto di rito, si sono accomodati il padrone di casa e Charles Michel. Pur con tangibilissimo imbarazzo, la Presidente von der Leyen ha, per così dire, tagliato la testa al toro accettando di prender posto su un divano laterale in posizione speculare a quella occupata dal Ministro degli esteri della Turchia. Gli esperti di protocollo hanno prontamente spiegato che il presidente Michel non avrebbe potuto di propria iniziativa cedere cavallerescamente il posto alla presidente von der Leyen perché nei fatti l’incontro era programmato tra la massima carica della Turchia e il presidente del Consiglio europeo (l’organismo che riunisce i capi di Stato e di Governo dell’Unione). Ma non è escluso che, a fronte di questa dichiarazione così patinata e pulitina, qualche straccio sull’aereo da Ankara a Bruxelles sia volato!
Ma la quaestio non è solo di cavalleria (che peraltro non guasta). Pur considerando rigidamente questo elemento, gli stessi esperti del protocollo segnalano però che in nessuna cancelleria del mondo, in una situazione del genere, la Presidente della Commissione europea (che è il vero Esecutivo dell’Unione) verrebbe considerata di livello inferiore. Ufficialmente l’Ue sembra voler momentaneamente glissare sull’episodio. Non così alcune voci indipendenti. Sophie in ‘t Veld, una europarlamentare olandese, va giù dura e su Twitter – rispolverando alcune immagini di incontri avvenuti alcuni anni fa in cui si vedono gli allora omologhi di Ursula von der Leyen e di Charles Michel (rispettivamente Jean-Claude Juncker e Donal Tusk) seduti su tre poltrone identiche e in posizione di sostanziale parità di ruoli – scrive: it wasn’t coincidence, it was deliberate. E su questa posizione mi sento di concordare senza mezzi termini.
Florian Eder, sul suo giornale on line Politico (www.politico.eu), esordisce in maniera po’ meno barricadera di Sophie in ‘t Veld, ma soltanto perché, essendo editorialista e commentatore di lungo corso con una vasta esperienza di quel che accade a Bruxelles, opta inizialmente (e solo inizialmente) per il fioretto al posto dell’ascia. Titola però il suo articolo dedicato ai fatti di ieri: The day in 1 word: Ähm. La sintesi di tutto è affidata insomma a quell’interiezione pronunciata neanche troppo sommessamente da Ursula von der Leyen quando si è accorta che mentre tutti gli altri stavano prendendo posto su di una poltrona, quella destinata a lei nessuno l’aveva sistemata. Eder lascia ventilare che Michel avrebbe potuto pronunciarsi in qualche modo invece di starsene lì imbambolato e lasciare che tutto accadesse sotto i suoi occhi senza dire né ai né bai. E, condite con un velo di elegante sarcasmo, dispensa idealmente alcune regole empiriche che suonano un po’ come la battuta finale di Ten nei cartoni animati di Nick Carter: se inviti due presidenti, assicurati di avere tre sedie.
Ma riservando il veleno in coda all’articolo, Florian Eder non esita a bollare quanto accaduto il 6 aprile ad Ankara come “protocol machismo”. I contenuti della visita, scrive l’editorialista tedesco, il mattino seguente sono già evaporati, oscurati dall’unica scena che vivrà: von der Leyen che solleva la questione del modo in cui viene trattata mentre nessuno degli uomini presenti sembra interessarsene.
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