Ha senso profondere energie e risorse per realizzare televisivamente un’operazione culturale di alto livello e poi relegare la stessa in una posizione marginale del palinsesto..? Ho formulato la domanda, ma non è detto che in questa riflessione abbia trovato una risposta…
Non c’è il minimo dubbio che il Concerto di Pasqua, eseguito nel Duomo di Orvieto dall’orchestra e dal coro del Maggio Musicale Fiorentino con la direzione di Zubin Mehta e la presenza di valenti cantanti solisti (Eva Mei, Francesca Cucuzza, Valentino Buzza e Emiliano Cordaro) sia stato un evento culturale, e nello specifico musicale, di grandissimo spessore. Il patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati e del Ministero della Cultura e, non ultimo, del Comune di Orvieto, nonché l’impegno dell’ente televisivo nazionale per la produzione e la registrazione del concerto stesso lo scorso 22 marzo, rivelano una lodevole concomitanza di energie in favore di uno di quegli eventi che sintetizzano efficacemente la proposta culturale che l’Italia è in grado di realizzare.
Tre pagine di Mozart (la sinfonia 40, la Messa dell’Incoronazione e l’Ave Verum Corpus), relativamente note anche ad un pubblico non proprio di super-specialisti, affidate alla bacchetta raffinata di un celeberrimo direttore e a un collettivo di grande rigore in una cornice di immensa suggestione artistica come la cattedrale di Orvieto: tutto questo, dicevo, rappresenta davvero un bell’omaggio che la nostra Italia ha voluto e saputo fare a sé stessa (e non solo) in questa Pasqua 2021.
Fine delle belle notizie! Nel senso che questi meravigliosi sessanta minuti circa di multiforme espressione artistica sono finiti nello sgabuzzino del palinsesto Rai. Dite che è un po’ feroce e stridente la definizione? Come definire, allora, la programmazione in ‘premiere’ dell’evento tra le 00.40 e le 1.30 del sabato 3 aprile su Raiuno, che poi è come dire: a notte fonda del venerdì? Mi si obietterà che su Raicinque è prevista una replica oggi, sabato 3, alle 19.30 e su Raiplay il concerto è già disponibile da questa mattina. Resta però il fatto, ed è il nodo di questa riflessione, che la ‘prima’ è stata spedita là: nello sgabuzzino. Spiace apparire quasi irriverenti (non tanto per l’accostamento legittimo tra Mozart e Spielberg, quanto piuttosto per il significato spirituale che per una larga fetta del pubblico televisivo rappresenta certamente il triduo pasquale e ogni suo segmento temporale), ma in collocazioni di quel genere si immagina che si programmi tutt’al più l’ennesima replica di Indiana Jones e l’ultima crociata. Chi scrive è uno spettatore televisivo, se non certo maniacale, quantomeno medio, e quello spettatore medio non ricorda, nell’arco dell’ultima settimana, di aver visto circolare su Raiuno (o su altre reti Rai) un solo spot per annunciare l’evento.
L’applicazione del cosiddetto pregiudizio di sopravvivenza, ben noto agli esperti di statistica, potrebbe convincermi che sono io a non aver mai incrociato quegli spot, ma poiché ho ben in mente la frequenza con cui mi sono imbattuto in tempi recenti in minitrailer di Montalbano, Lolita, Compagnia del cigno e via discorrendo, è probabile che questa volta la statistica venga in mio soccorso. Ed è probabile che la stessa statistica finisca per certificare la sostanziale veridicità della pur spietata definizione di sgabuzzino del palinsesto che ho coniato per indicare la collocazione oraria del concerto di Pasqua. Nella stessa giornata di venerdì 2 aprile, chi ha l’occhio e l’orecchio attenti a quel che succede nel mondo, in streaming poteva gustarsi l’Ave Verum Corpus e il Requiem di Mozart diretti da Claus Peter Flor al Teatro La Fenice, lo Stabat Mater di Pergolesi di Andrea Marcon con Prohaska e Jaroussky dalla Konzerthaus di Berlino e, seppur con qualche acrobazia e qualche inevitabile amputazione dettata dalle concomitanze, un assaggio della Matthaüspassion di Bach di Daniel Harding dalla Konserthuset di Stoccolma.
Tutto tra le 17.30 e le 21.00: minuto più, minuto meno. E proporre allora qualcosa del genere sui canali Rai per il concerto di Pasqua? Impossibile? Non possiamo forse rinunciare per una sera a una puntata de L’Eredità in favore di un evento che ha il patrocinio dei più alti organi istituzionali ed è un vanto per la cultura italiana? Non è per caso che allora con il Duomo di Orvieto, Mozart, Zubin Mehta e l’orchestra del Maggio ci riempiamo la bocca perché fa fighissimo, ma in realtà non sostituiremmo mai, neppure sotto minaccia, una puntata de L’Eredità con quel concerto perché ci abbatte gli ascolti e ci leva gettito pubblicitario..? Una curiosità, scusate: questo concerto lo vendete a peso d’oro a una ventina di televisioni straniere che lo programmano in prima serata? Perché, altrimenti, che senso ha tutta questa concentrazione di genio, talento, bellezza (e impiego di personale, mezzi e risorse) se poi quella meravigliosa concentrazione la relegate in una collocazione improbabile? Mah, non saprei… Peraltro io sono un semplice musicofilo, telespettatore medio e talvolta anche un po’ ingenuo. Ma so riconoscere gli sgabuzzini.
(Le immagini che corredano questo articolo sono state scattate dall’autore allo schermo televisivo e a quello del PC. Sono relative ai menzionati eventi del 2 aprile: il concerto di Orvieto, del Teatro La Fenice e della Konzerthaus di Berlino)
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