Quantomeno prima della pandemia, le Olimpiadi erano un appuntamento imperdibile per i Vip e il set ideale per le ‘paparazzate’. Nel 2008 a Pechino il mio compito era quello di fotografare gli atleti del tiro a volo e del tiro a segno: ma anche sei sei concentrato sulla gara, come fai a esimerti dal puntare il tuo tele su Alberto II di Monaco e Charlène Wittstock in versione ‘due cuori, una capanna’ oppure su re Harald V di Norvegia in tenuta da weekend al mare…?
Non è forse una foto da paparazzo quella che ho scelto per la copertina di questo articolo? Un po’ lo è e adesso vi spiego il perché. L’ho scattata nel 2008 alle Olimpiadi di Pechino e in quell’occasione avevo il ruolo di fotografo ufficiale dell’International Shooting Sport Federation: la Federazione internazionale degli sport del tiro a volo e del tiro a segno. La cornice in cui si colloca quell’immagine è la finale della prima competizione di quell’edizione dei Giochi: la gara di Carabina a 10 metri. Probabilmente, per effetto della loro notorietà, non servirebbe neppure descrivere chi siano i personaggi ritratti . Il signore che indica qualcosa in alto (nello specifico: il tabellone che forniva l’aggiornamento sulla situazione di gara) è il Principe Alberto II di Monaco. La signora che gli siede accanto è Charlène Wittstock. In quel momento, nonostante che i veri paparazzi e i professionisti del gossip si fossero naturalmente già ampiamente scatenati, il primo era soltanto il sovrano del Principato di Monaco, con significativi trascorsi agonistici e con un presente da impegnatissimo dirigente sportivo, e la seconda una nuotatrice sudafricana di successo (che, per inciso, avrebbe dovuto partecipare da atleta proprio alle Olimpiadi di Pechino se un incidente alla spalla pochi mesi prima non l’avesse costretta al forfait). Sapete bene, se all’epoca avete seguito la cronaca mondana (ma lo sapete anche se non la seguite perché qui si sconfina nella storia dell’ultimo decennio), che, dal momento di quel mio scatto, nel giro di tre anni Alberto e Charlène (gli interessati non me ne vorranno, spero, se mi permetto di parlare di loro in modo così confidenziale) sono divenuti prima i fidanzati più celebri del mondo e poi una coppia felice che tuttora regna sul Principato più fiabesco del pianeta.
Non è un caso che abbia intitolato questo articolo: Volevo fare il paparazzo. Perché in realtà il paparazzo non l’ho mai fatto! Tranne dedicare qualche scatto a Alberto e Charlène tra un round e un altro di una finale di tiro. Per il resto, le mie Olimpiadi (ho seguito da fotografo ufficiale dell’Issf quelle di Atene e di Pechino, ma in realtà, nel ruolo di giornalista e fotografo della Federazione Italiana Tiro a Volo è da Barcellona 92 che seguo l’attività internazionale) erano fatte di migliaia e migliaia di scatti come quelli sopra che fermano alcuni momenti della Cerimonia inaugurale dei Giochi (sì: proprio quella che iniziò esattamente alle 8.08 della sera dell’8/8/2008, in ossequio alla tradizione cinese che vuole l’8 come il numero della fortuna). Oppure, in massima parte, come quelli qui di seguito che ritraggono Chiara Cainero – medaglia d’oro nel 2008 nella specialità Skeet del tiro a volo – prima in gara e poi esultante con il Commissario tecnico Francesco Fazi.
E del resto non credo che si possa parlare di vera paparazzata neppure nel caso degli scatti dedicati al re di Norvegia Harald V che venne ad assistere all’evento maschile della finale della disciplina Skeet in cui era impegnato un celebre e titolato atleta della nazione scandinava. E naturalmente non prese posto sugli spalti con tanto di mantello e di corona perché altrimenti avrebbe rasentato la goffa imitazione del Dave Gahan del video Enjoy the silence dei Depeche Mode, bensì si presentò con un’elegante look da club velico. (E non a caso, visti i trascorsi agonistici del sovrano di Norvegia in quella disciplina sportiva).
Forse è quasi più da paparazzi (si fa per dire…) la foto che ritrae Federica Pellegrini, con la tiravolista Chiara Cainero e il lottatore Andrea Minguzzi nella sede di Casa Italia, in quella sera del 10 agosto in cui, fresca del successo nei 200 stile libero, la futura ‘divina’ del nuoto italiano si presentò senza la sua medaglia d’oro affermando candidamente di averla lasciata abbandonata su un tavolino della sua stanza al Villaggio. O forse Fede, con lungimiranza da social network, aveva già capito che avremmo pubblicato per molti decenni a venire proprio quella sua foto perché lei era senza la prima medaglia d’oro olimpica..?
Probabile che quella curiosa circostanza che coinvolse la futura celebratissima campionessa azzurra del nuoto mi abbia ispirato uno dei personaggi del romanzo Lutti agli Achei in cui il protagonista A.G., prima di fare l’investigatore, ha fatto proprio il fotografo in gare internazionali di nuoto. Perché magari spesso conta più il ricordo di un attimo che una foto paparazzata…
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