Questa mattina mi sono affacciata alla finestra della mia stanza e ho visto, in fondo alla via, la sagoma severa e un po’ tetra del castello del conte Thököly.
Sija – colei che si staglia come personaggio principale nelle pagine di Emmerich – scrive così nel memoriale che stila quotidianamente sulla missione che sta compiendo in Alta Ungheria. Se anche non ci si è recati a vedere dal vivo la dimora del conte, anche a giudicare dall’immagine che vi propongo come copertina di questo post, non le si può dar proprio torto. Il castello in questione è appunto quello della famiglia Thököly a Késmárk ed è proprio dove il nostro Emmerich è nato il 25 aprile del 1657. Si presuppone che a Sija, alloggiata in una locanda di quella cittadina a piedi dei Monti Tatra in attesa di essere ricevuta da Emmerich, dalla finestra della propria stanza si presenti più o meno l’immagine della foto. Naturalmente, al netto dei veicoli, dell’illuminazione stradale e dei cartelli pubblicitari.
Si potrebbe dire che se Emmerich non è proprio un allegro compagnone (non lo è nel mio romanzo, ma non risulta che lo sia stato comunque neppure nella vita reale), probabilmente le motivazioni, più che antropologiche, sociali, caratteriali o storiche; quelle ragioni, dicevo, sono essenzialmente “immobiliari”. Se nasci e cresci nella tetraggine del castello avito di Késmárk e poi passi le vacanze a Arva, che quanto a suggestioni non è proprio la spiaggia di Rimini, c’è il rischio che tu venga su un ragazzo un po’ introverso.
Sull’argomento, peraltro, una precisazione d’altro genere si impone. Qualora voleste andare a vedere dove è nato Emmerich, non cercate sulla carta geografica dell’Europa centrale il nome Késmárk. D’accordo, se andate su Google, quello vi risolve tutti i problemi. Altrimenti, è bene sapere che la località in questione è in Slovacchia, come Orava/Arva, e il suo nome attuale è Kezmarok.
E Bryan Adams, penserà qualcuno..?
Volete che non vi propini il cenno autobiografico? Ebbene, la sera prima della mia visita al castello di Késmárk/Kezmarok, ormai un bel po’ di anni fa, sono stato al concerto di Bryan Adams a Košice. Il “nostro” – rigorosamente in divisa di ordinanza: jeans, t-shirt nera e chitarra acustica – ha incendiato la platea con tutte le sue hit più famose. Poi, magari per fare un po’ il verso a Springsteen, Bryan Adams ha iniziato a invitare sul palco alcuni fans a cantare. Forse poteva salire sul palco anche Emmerich a cantare a squarciagola “Run to you” o “Summer of ‘69”, oppure “18 till I Die”.
Emmerich, perché non provi a divertirti..?
Comments are closed.