È disponibile da oggi L’Aquila Cieca: il mio secondo romanzo che è pubblicato qui come eBook in formato ePub. L’Aquila Cieca è un romanzo completamente diverso da Emmerich: il testo con cui ho esordito nella narrativa nel 2011 e che, dopo il suo percorso sotto forma di carta e inchiostro, è oggi ugualmente disponibile in questo sito in formato eBook. Emmerich è un romanzo che nell’arco delle sue pagine compone un quadro narrativo compiuto. Si potrebbe certamente immaginare un seguito alla trama di Emmerich (in realtà, in questi anni, qualche appunto sparso sul possibile “sequel” l’ho anche tracciato…), ma il suo impianto narrativo è comunque solidamente delimitato e consente al romanzo stesso di vivere una vita sua propria anche in quella sua condizione di unicità. Ben diverso, invece, il caso de L’Aquila Cieca. Che nasce come “episodio primo” di una serie. Il romanzo, che orbita intorno alle vicende che coinvolgono Silvana Salieri (scrittrice milanese sui quaranta, ormai trapiantata a Parigi, che ha saputo costruirsi una considerevole fama come autrice di thriller e che svolge anche il ruolo di autorevole saggista per una casa editrice transalpina: la Janua Editions), nelle sue pagine, attraverso un susseguirsi incessante di eventi e rivelazioni, svela molti misteri, ma lascia altrettante domande inesitate.
Altrove, in questo sito, ho definito L’Aquila Cieca un romanzo-matrioska: un testo di cui è impossibile tracciare un pur rapido profilo sinottico senza rivelare dettagli che devono invece emergere gradualmente. De L’Aquila Cieca è possibile dire soltanto quanto svela la stessa Silvana nelle prime righe. La protagonista del romanzo, che per la collana di storia napoleonica prodotta dalla Janua ha curato l’edizione del diario scritto da un investigatore della Grande Armée durante la campagna di Russia del 1812, in un ristorante georgiano di Berlino si imbatte casualmente in due disegni che sembrano riprodurre fedelmente alcune situazioni descritte proprio in quel diario. L’interesse di Silvana per quei disegni è amplificato dal fatto che lei sta progettando da tempo di trasformare quel “canovaccio” di eventi descritti nel diario nella trama di uno dei suoi thriller.
In tutta la prima parte del romanzo, i capitoli che seguono passo per passo le scoperte di Silvana si alternano ai capitoli del diario di cui la stessa Silvana si è occupata in veste di “editor”. Lo stile qua e là un po’ “datato” delle pagine del diario va allora a stridere intenzionalmente con quello invece serrato, scarno, tecnologico degli altri capitoli in cui i ritmi e il lessico sono condizionati dagli stessi strumenti di comunicazione di cui i personaggi si servono. Ma strada facendo, il “gap” degli oltre due secoli trascorsi frattanto dall’incendio di Mosca (quello della fosca e drammatica immagine che campeggia qui sopra) sembra ridursi vertiginosamente per far tornare alla luce vicende solo apparentemente sepolte dal tempo.
In apertura il dipinto “Incendio di Mosca” di Viktor Mazurovsky.
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